logo DOM per LAMINARIE

bambini

Combinazioni

dedicato a John Cage

 

 


Crediti 

primo studio 

IMPERSONALE
con Febo Del Zozzo e Simona Bertozzi
regia e scene Febo Del Zozzo
drammaturgia Bruna Gambarelli
produzione Laminarie
cura Federica Rocchi
tecnica Matteo Chesini
promozione e amministrazione Viviana Mercurio

Prima rappresentazione 1 marzo 2012 DOM la cupola del Pilastro, Bologna nell’ambito di Centocage Bologna rende omaggio a John Cage (1912 – 1992) con il coordinamento Settore Sistema Culturale e Giovani del Comune di Bologna.

secondo studio 

COMBINAZIONI
con Febo Del Zozzo, Simona Bertozzi, Marco Dalpane e i bambini della classe 5A Scuola Primaria Romagnoli Istituto Comprensivo 11 di Bologna che hanno frequentato la scuola di Laminarie IL TUONO
regia e scene Febo Del Zozzo
drammaturgia Bruna Gambarelli
produzione Laminarie
cura Federica Rocchi
amministrazione Viviana Mercurio

con il contributo di Ministero per i Beni e le Attività culturali,Geco 2 – Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Gioventù,Regione Emilia-Romagna, Provincia di Bologna – Assessorato alla Cultura, Comune di Bologna – Assessorato alla Cultura
con il supporto di Comune di Bologna, Quartiere San Donato
spettacolo realizzato nell'ambito delle iniziative di Centocage – Bologna rende omaggio a John Cage (1912 – 1992) con il coordinamento Settore Sistema Culturale e Giovani del Comune di Bologna

Prima rappresentazione 22 luglio 2012 Teatrino della Collegiata, Santarcangelo di Romagna nell’ambito del Festival Internazionale del Teatro in Piazza.

 


 

 

  

Combinazioni raccoglie alcuni passaggi di un’esperienza articolata che il gruppo teatrale Laminarie e il musicista Marco Dalpane hanno condotto nell’universo artistico di John Cage, coinvolgendo, tra gli altri, una classe elementare del Pilastro, area urbana popolare di Bologna. Secondo un andamento frammentario, caro a Cage, un’orchestra composta da bambini di diversa nazionalità esegue alcune partiture del compositore più rivoluzionario del Novecento e fa da tessitura sonora agli interventi gestuali della danzatrice Simona Bertozzi e dell’attore e macchinista Febo Del Zozzo. 

La sequenza realizzata dall’attore e dalla danzatrice si basa sulla costruzione fisica di un ambiente intorno al movimento della danzatrice. Come spesso accade nei lavori della compagnia, viene messo al centro dell’attenzione l’aspetto materico del teatro, in cui i movimenti dei corpi, delle luci, delle scene, delle corde, attraverso una dosata precisione manuale, mutano continuamente la percezione visiva dello spettatore. In questo processo, gli strumenti da macchinista che solitamente lavorano dietro le quinte vengono in primo piano al posto dell’autore e della sua personalità, entrando direttamente in rapporto con il corpo della danzatrice, mentre al centro della macchina teatrale viene messa la relazione tra i due corpi in scena. I due stabiliscono tra loro una relazione silenziosa e potente affidandosi alla casualità di operazioni arbitrarie che mutano continuamente e imprevedibilmente sia la coreografia sia la dinamica dello spettacolo.

 


PRESS

 

In scena un macchinista, il regista Febo Del Zozzo, lontana militanza nella Raffaello Sanzio dell’età eroica e metallica di Amleto, e una delle danzatrici più intelligenti e intense della nuova ondata, Simona Bertozzi. Non ci sono suoni o musiche: solo rumori di tavole sbattute, di corde tirate. Non c’è psicologia, solo lavoro, ergonomia.

[...] E poi si accende, grazie alla forza degli interpreti: è la natura della “lotta di classe” tra i personaggi, il fare e il far sognare. La purezza di ninfa insidiata dal caos sembra contrastare contro la brutalità di satiro, in cerca di un’ascesi definita dalla rudezza muscolare che confligge con la sottrazione che porta alla leggerezza di movimenti impossibili eseguiti con estrema imperturbabile naturalezza, tra legni che cadono, dentro gabbie aeree di giapponese nitore, in attimi di controtensione che evocano la grazia minacciata, perfino la pace acquiscente e inefficace insidiata dal mondo ruvido della materia. Dall’incontro tra l’azione pura e la tensione all’astrazione possono nascere magie. In una luce che spesso langue, come la nostra ragione, a cui si chiede di fare un passo indietro. Per ascoltare. Per tornare a vedere.

Massimo Marino, Blog Controscene, Il Corriere di Bologna

 

IMPERSONALE, viaggio senza parole nel mistero di una coppia di distinti esseri (o essenze) abitanti il teatro nudo di un’esistenza da costruire e inventare; dove lo scarto delle differenze che sempre più – nel mentre – si rivelano fra i due, schiude in realtà la breccia al passaggio di un loro possibile verace incontro, ove ritrovare l’abbraccio combattuto di una reintegrata totalità libera da infingimenti, trucchi e apparati della mera rappresentazione.

Damiano Pignedoli, dramma.it

 

 

 

Emaki

storie arrotolate

  

 

Non ci saranno troppe indicazioni? Troppe parole? Troppa carta stampata? 
Il tesoro è sotto terra custodito in un rotolo dipinto.

 


Crediti

teatro per i bambini – dai 5 anni

di Febo Del Zozzo e Bruna Gambarelli
con Febo Del Zozzo, Agnese Del Zozzo, Sofia Del Zozzo, Bruna Gambarelli, Sara Gambarelli, Fabiana Giordano, Yukiko Nagashima, Katsu Nagashima, Sena Nagashima, Alice Padovani, Samantha Paesani, Federica Rocchi, Stefano Volpe, Francesco Carta, Filippo Deambrogio, Marco Plantamura
con la partecipazione degli insegnanti di Aikido dell’Associazione Asia – Bologna


Prima rappresentazione 20 settembre 2007, Biblioteca Sala Borsa, Bologna nell’ambito di Artelibro, Festival del Libro d’Arte.

 


 

Emaki è dedicato al tema della lettura e della fiaba, e in particolare al capolavoro di Leo Lionni Piccolo Blu e Piccolo Giallo. Durante lo spettacolo, gli spettatori vengono divisi in due gruppi e, guidati da duebambine, partono alla ricerca del piccolo blu e il piccolo giallo della storia, che si sono smarriti. Lungo il percorso incontreranno personaggi di fiabe e libri della letteratura per ragazzi come Alice nel paese delle meraviglie o il Grande Gigante Gentile. La ricerca potrebbe essere a tratti paurosa, come quando ci si perde in un labirinto.

Emaki è stato realizzato per la prima volta all’interno della Biblioteca Sala Borsa di Bologna nell’ambito di Artelibro 2008, come risultato di un progetto triennale a Tokyo e con il supporto della Japan Foundation, ospitando tre performer giapponesi.

Guidati da due bambine, il pubblico esplora di notte tutti gli spazi dell’enorme biblioteca, insieme a dieci lottatori di Aikido, un coniglio, quattro attori giapponesi, un violoncellista, numerosi attori. Lo spettacolo è stato poi riallestito in diversi spazi, tra cui la Biblioteca

Casa Professa di Palermo per il Festival Minimondi o il Monte di Pietà di Santarcangelo nell’ambito del Festival Internazionale del Teatro in Piazza.

Gli spazi, grazie a Emaki, si trasformano in un immenso labirinto di libri e di personaggi, che i bambini devono attraversare per poter alla fine ritrovare il piccolo blu e il piccolo giallo della storia di Lionni, smarriti nel dedalo di parole, colori, copertine e pagine che affollano la biblioteca.

 


PRESS

 

 
 

Emaki è uno spettacolo itinerante per i più piccoli alla scoperta della biblioteca, dalla piazza coperta fino alla Collamarini, dall’archivio dei giornali al caveau, dai colorati spazi per i ragazzi fino agli scavi archelogici.

Emaki storie arrotolate della compagnia Laminarie non è stata solo una performance – oltretutto di quelle da emozionarsi – è stata una sorta di presagio. Un presagio buono, di quelli che hanno il sapore della promessa: tranquilli, succederà di nuovo.

Alessandra Testa, il Domani

Jack e il fagiolo magico

 

 

Chi pensa che le invenzioni e scoperte che hanno cambiato la nostra vita siano dovute a macchine complesse o allo studio di sapienti austeri, commette un errore, perché in realtà, se noi Europei siamo ancora qui, questo è dovuto ai fagioli, che erano la carne dei poveri.


Crediti

teatro itinerante per i bambini – dai 4 anni

con Livia Gionfrida, Patrizia Comitardi, Matteo Ripari, Samuela Bacchereti, 
Maurizio Mantani, Alice Padovani, Federica Rocchi
drammaturgia Bruna Gambarelli
ricerca sonora Febo Del Zozzo, Luca Ravaioli
ricerca e montaggio materiali filmati Bruna Gambarelli, Lino Greco
scene Febo Del Zozzo
opere pittoriche Giuliano Guatta
costumi Bruna Gambarelli
regia Laminarie
assistenti di produzione Alice Padovani, Federica Rocchi
organizzazione Federica Furlanis


 

Prima rappresentazione 10 giugno 2003, ex Salara, Bologna.

 

In Jack e il fagiolo magico si esplora il linguaggio della fiaba popolare, lavorando sul suo elemento fondamentale: il percorso. Seguiamo il protagonista in un viaggio, conosciamo già la destinazione, ma vogliamo comunque procedere, verificarne tutte le tappe, dalle difficoltà iniziali, alle prove da superare. L’urgenza della fame spinge Jack a cercare una soluzione in un altro mondo, che si può raggiungere solo salendo lungo la pianta di fagioli.

Jack supera per tre volte le prove, vince la paura dell’orco e viene ricompensato generosamente. Nelle fiabe non c’è mai delusione: si è sempre esauditi. I desideri si avverano grazie a una serie di azioni concrete che risolvono la situazione. Jack riconquista la fiducia della madre, grazie a lui non soffriranno più la fame. Forse è diventato adulto, certo non potrà più tornare nel mondo delle nuvole perché, c’è stato detto, la pianta non germoglierà più. 

Lo spettacolo entra in stretta relazione con gli spazi architettonici che lo ospitano, reagendo a diversi ambienti (esterno-interno, reale-astratto). La narrazione fa uso di materiali video eterogenei tratti dal repertorio del cinema delle origini, di animazioni e non solo, montati per vedere la crescita della pianta di fagiolo e il Paese delle Nuvole. 

L’azione scenica si completa con il contributo di quattro opere pittoriche di Giuliano Guatta, artista del panorama contemporaneo che si distingue per la capacità di attuare inconsuete strutture narrative. I dipinti raccontano una storia che si inserisce nella fiaba in modo autonomo, riprendendone echi e suggestioni. 

La fiaba oltrepassa senza fatica ogni confine linguistico, attraversa diverse culture: la sua ubiquità è altrettanto stupefacente quanto la sua immortalità. Qui passerà attraverso diversi linguaggi, cinema, pittura, architettura, per giungere a quello della scena.

 

 


PRESS

 

Uno degli elementi fondamentali della poetica di Laminarie sia l’idea di spazio. Ciò non dipende dal fatto che il gruppo teatrale non possieda un proprio luogo ove rappresentare i propri spettacoli, o perlomeno questo è stato un fattore contingente che poi ha messo in moto cose che esistevano già o comunque che si sono andate formando.

Credo che il teatro, più che per quello che dice, sia fondamentale o sia riconoscibile proprio per il modo in cui organizza lo spazio.

Laminarie è riuscita a costruire dei tragitti entro cui prendono forma determinate situazioni; mi riferisco soprattutto a Jack e il fagiolo magico e a Le ferriere di Efesto che è stato rappresentato all’interno di una ferriera vera e propria.

In questi casi è evidente che il lavoro di Laminarie (…) riesce a rendere visibile forze che abitano dei luoghi (…) Questo accade negli spettacoli di Febo Del Zozzo e Bruna Gambarelli laddove lo spazio è costruito, vissuto, “cade” tra i corpi che lo abitano mettendo in evidenza le forze invisibili che ci sono. 

Entrare e cercare, attraverso lo spazio, di costruire dei luoghi, è una delle caratteristiche fondamentali di questo gruppo.

Marino Pedroni, L’ARPA SI SENTÌ RUBATA. Pensieri attorno a Laminarie, al teatro e alla fiaba

 

 

 

Le ferriere di Efesto

 

 

La guerra non è mai bella, ma i guerrieri a volte sono belli, bellissimi e terribili.

 


Crediti

teatro per i bambini – dai 5 anni

di Febo Del Zozzo e Bruna Gambarelli
con Febo Del Zozzo, Sara Gambarelli, Alice Padovani, Federica Rocchi
voci Alfredo Provenzali, Sara Gambarelli, Ivo Lenzi
suoni Febo Del Zozzo, Andrea Martignoni
video Lino Greco
testi Bruna Gambarelli
allestimento Febo Del Zozzo
tecnico Marco Plantamura
organizzazione Federica Furlanis


 

Prima rappresentazione 5 settembre 2006, Teatro San Leonardo, Bologna.
Il primo studio dello spettacolo viene presentato il 1 aprile 2005 nella Ferriera Cà d’Alessio a Porretta Terme (Bo).

 

 

Le ferriere di Efesto racconta la storia di due fabbri. Il primo si chiama Efesto ed era il fabbro degli dei; il secondo si chiama Ivo Lenzi ed è un artigiano che ha lavorato nella ferriera Ca’ D’Alessio di Porretta Terme (Bo). Nella Ferriera, edificio di archeologia industriale risalente ai primi anni del Novecento, si è tenuto un primo studio dello spettacolo a partire dall’incontro con Ivo Lenzi e dai suoi racconti di lavoro.

Lo spettacolo, nato in ferriera, arriva al palcoscenico con i versi dell’Iliade interpretati dalla voce inimitabile di Alfredo Provenzali, noto radiocronista di Tutto il calcio minuto per minuto. Il lavoro del fabbro e i racconti mitologici sono evocati sul palcoscenico da una scenografia in ferro su cui si riflettono immagini girate nella Ferriera, unite ad altre che rimandano alle armature forgiate da Efesto per gli eroi dell’Iliade.

Nella mitologia greca la forza degli Dei veniva tradotta attraverso un preciso ideale estetico. 

Gli dei sono indifferenti, sublimi, composti al limite della perfezione.

Invece Efesto, il dio deforme, fu protagonista non bello né perfetto, quando la bellezza era anche valenza fisica e morale.

Lo spettacolo mostra il rapporto tra bellezza e fatica, tra la condizione umana e quella divina così chiaramente espressa nel mito di Efesto: il dio brutto che sapeva creare le forme più belle.

In scena:

– una bambina con una palla da calcio 
– un fabbro
– due ninfe
– la vicenda mitica di Efesto
– la testimonianza di Ivo Lenzi
– il racconto di un’arte antica 

Ora!

 

 

ISTRUZIONI:

Seguire sempre il rosso.
Anche quando:
entra a scuola di notte
passa dentro la palestra
si infila per stretti corridoi
attraversa il bosco
si arrampica sulla collina
arriva a teatro!

 


Crediti

teatro itinerante per i bambini – dai 4 anni

con gli artisti di Onfalos: Marta Casarini, Marco Dalpane, Febo Del Zozzo, Agnese Del Zozzo, Sofia Del Zozzo, Marco Di Giovanni, Bruna Gambarelli, Antonello Marra, Mario Martignoni, Gioele Guatta, Theo Guatta, Giuliano Guatta, Daniela Perani, Ominostanco, Federica Rocchi.
grazie a Simona Bertozzi, Gabriele Dalla Barba, Federica Iacobelli, Andrea Martignoni, Maria Montanari, Evelina Pereshova
promozione Viviana Mercurio; 
logistica Laura Barbieri e Laura Tarroni; 
tecnica Matteo Chesini; 
amministrazione Claudia Bortune
in collaborazione con Istituto Comprensivo 11; 
con il contributo di: Regione Emilia Romagna - Assessorato alla Cultura; Provincia di Bologna - Settore Cultura; Comune di Bologna - Bolognaestate 2011. 


Prima rappresentazione 2 luglio 2011 DOM la cupola del Pilastro e gli altri spazi del polo scolastico Panzini, Bologna.

 


 

ORA! è stato realizzato per la prima volta a giugno 2011 nell’ambito di Onfalos infanzia al centro, curato da Laminarie, negli spazi del Pilastro che circondano DOM: la scuola media, la palestra, il parco, il teatro. Vi hanno preso parte tutti gli artisti che hanno partecipato a quell’edizione di Onfalos con Ie loro esperienze laboratoriali. Ogni artista ha curato infatti una tappa del percorso, dando vita a un viaggio attraverso i diversi linguaggi artistici contemporanei.

 


PRESS

 

 

Ora! ovvero una sorpresa in una notte d’estate, quando mettiamo l’infanzia al centro, come una palla ben realizzata, al centro del nostro sentire e operare. Spazio reale e vitale tra gli spazi della scuola che diventano teatro dell’intimità, quelli del teatro che sono pedagogia. Quelli della palestra e del giardino che diventano biografia dei singoli e del collettivo. Ora! è un mosaico di momenti di vita, in cui ogni tessera contiene frammenti di allievo, spettatore, maestro e in cui si annulla l’imbarazzante iato tra teoria e pratica: si affermano, viceversa, la totalità dell’esperienza e dell’esserci. Nel percorso di Ora!, non incontriamo né l’ansia dimostrativa tipica del saggio, né la retorica della trasandatezza e della indigenza periferica, né tantomeno un atteggiamento paternalistico nei confronti dei bimbi coinvolti o didascalico rispetto al quartiere. I ragazzi non si esibiscono graziosamente per genitori e adulti in visita antropologica ma fanno, in tutta semplicità, ciò che hanno imparato. Gli adulti guida che li accompagnano mostrano altrettanto semplicemente la strada. 

Silvia Napoli

Parole insulse

demolire, rifare, cambiare, legare parole

 

 


Basta!
Sono parole insulse!

Le hai usate troppo!
Dovrebbero prendersi una vacanza da te!


Crediti

teatro itinerante per i bambini – dai 4 anni

di Febo Del Zozzo e Bruna Gambarelli
con Fabiana Giordano, Alice Padovani, Maia Pedullà, Guglielmo Papa
suoni Febo Del Zozzo
video Lino Greco e Bruna Gambarelli
organizzazione Federica Furlanis


Prima rappresentazione 19 novembre 2005, Palazzo Malvezzi, Bologna.

 

 

Parole insulse è uno spettacolo itinerante realizzato appositamente per Palazzo Malvezzi, sede della Provincia di Bologna e presentato nel Novembre 2005 e in seguito riallestito in diverse situazioni.

Parole insulse è un gioco di parole condotto da un tipografo-compositore alla ricerca di nuove parole per parlare. Il gioco dei rimandi linguistici ha il sopravvento rispetto a quello narrativo e l’allestimento gioca con l’impatto visivo delle sale inserendo elementi astratti, sia scenografici sia drammaturgici. Parole insulse è pensato come un evento che coinvolge adulti e bambini, dando agli spettatori la possibilità di compiere un’esperienza teatrale all’interno di un edificio storico che svolge un importante ruolo istituzionale per la città. Seguendo il percorso dei personaggi attraverso le sale colorate del Palazzo, il pubblico attraversa e sperimenta lo spazio architettonico dell’edificio da un punto di vista insolito e inatteso. Nella messa in scena, le parole si rincorrono attraverso le grandi sale del Palazzo, creando un corto circuito di modi di dire e di luoghi comuni, di parole sconosciute e di assonanze, trasformando l’edificio storico in un labirinto linguistico che diventa anche spaesamento giocoso. In Parole insulse, il linguaggio riacquista un significato solo attraverso l’esperienza ludica dello smarrimento di senso e attraverso un’implicita riflessione sul valore del nostro parlare. 

Parole insulseè un gioco con le parole. Parole da smontare, demolire, rompere, scolorire e rifare. Sono molti gli obiettivi che le parole possono raggiungere. In altre parole: abbiamo molte ragioni per parlare. Abbiamo molte ragioni per parlare, in altre parole. Esistono ragioni, per esempio, per dire ai bambini di non essere distratti, di non sbuffare, di non togliersi la giacca, di non fischiare, di non strisciare le scarpe, di non correre. Esistono però anche altre ragioni per parlare, più serie: parlare per giocare.

 

 

 

 

 

Storia senza nome

Fiaba itinerante in Palazzo d’Accursio

 

 

Giù le zampe dai bambini! 
Non si passa, non si tocca! 
Loro sono i tuoi mattini 

Il tuo riso nella bocca 
Sono i piedi che tu appoggi 
Sulla terra di domani 
Se non l’hai capito oggi 
Gira al largo! Giù le mani! 

Bruno Tognolini


 Crediti

teatro itinerante per i bambini – dai 4 anni

di Febo Del Zozzo, Bruna Gambarelli
con Simona Bertozzi, Monica Ferrari, Sara Gambarelli, Fabiana Giordano, Guglielmo Papa,
Maia Pedullà, Alice Padovani, Federica Rocchi
e con la partecipazione della squadra Rugby Reno Bologna
scene, luci, coreografie Febo Del Zozzo
costumi Bruna Gambarelli
suoni Febo Del Zozzo, Andrea Martignoni
parole scelte Bruna Gambarelli, Sara Gambarelli
video Lino Greco
organizzazione Federica Furlanis


Prima rappresentazione 29 agosto 2005, Palazzo d’Accursio, Bologna.

 

 

Storia senza nome non si riferisce a nessuna fiaba popolare conosciuta, ma ne rispetta la struttura e gli elementi distintivi. Nella rappresentazione sono presenti un protagonista, un antagonista, prove da superare, il ricorso a oggetti e aiutanti magici, il raggiungimento dello scopo iniziale. Non abbiamo scelto di lavorare su una fiaba nota perché per questo spettacolo abbiamo creduto più importante lasciar parlare lo spazio di volta in volta ospitante, cogliere dal luogo le indicazioni che avrebbero poi portato alla drammaturgia finale.

Storia senza nome è stato presentato per la prima volta negli spazi del Palazzo D’Accursio. A partire dal Cortile d’Onore fino alla Sala Del Consiglio, i bambini esploravano di notte tutti gli spazi del palazzo, sede del Municipio del Comune di Bologna, accompagnati da una bambina, un’asino albino, una squadra di rugby, una danzatrice, quattro insetti e numerosi attori. Storia senza nome è stato poi riallestito in numerosi contesti, tra cui il Giardino d’arte Daniel Spoerri di Seggiano nell’ambito del Festival Toscana delle Culture.

***

Storia senza nome è lo spettacolo di Palazzo d’Accursio, è la rivelazione fiabesca del palazzo. Il meccanismo della rivelazione è svelato da una bambina che, invitata a superare delle prove, ci chiamerà come compagni di viaggio. Ci chiamerà per nome. Lei con noi uscirà dalla mischia nel cortile d’onore, conquisterà la scalinata dei cavalli, calibrerà la forza nella sala d’Ercole, vincerà la parola nella sala del consiglio, comprenderà i sensi dei corridoi, sconfiggerà le belve della manica lunga e supererà il gesto della sala Farnese.

Queste le prove, questa la storia senza nome e, alla fine… – LIBERI TUTTI!! 

Le prove 

Uscire dalla mischia (cortile d’Onore)

La Salita (scalinata dei cavalli)

Calibrare la Forza (sala d’Ercole)

Vincere la Parola (sala del Consiglio)

Capire i sensi (sala d’Ercole)

Accogliere le belve (finestre manica lunga)

Superare il gesto (sala Farnese)

 


PRESS

 

Ho conosciuto Bruna Gambarelli e Febo Del Zozzo nel 2005, stavo lavorando all’organizzazione del programma di eventi estivi Bè Bolognaestate, il nuovo progetto dell’Assessore Angelo Guglielmi.

Non conoscevo ancora Laminarie o per lo meno il loro modo di lavorare e, devo ammetterlo, quando Bruna e Febo mi hanno raccontato la loro idea per Storia senza nome, la credevo irrealizzabile. Quotidianamente alle prese con la burocrazia e le mille difficoltà da superare per organizzare progetti molto meno ambiziosi, mi sembrava assolutamente improbabile riuscire ad ottenere tutte le autorizzazioni necessarie per entrare a “Palazzo” con le storie di Laminarie. “Quei due” mi sembravano usciti da un libro di fiabe. Abbiamo iniziato a lavorare insieme e sono bastate poche settimane di collaborazione per rendermi conto che Laminarie, oltre che “trampolieri” con la testa tra le idee, sono bravissimi anche nel concreto lavoro organizzativo. In breve sono riusciti, non solo a far incontrare le loro storie con le macchine della luce e del suono, ma anche a convincere tutti gli uffici competenti a rilasciare loro i permessi necessari. 

E così le porte di Palazzo d’Accursio, il palazzo del potere a Bologna, si sono aperte ai disegni di Bruna e Febo: il cortile d’ onore e diventato scena di un incontro tra rugbisti; la Manica Lunga ha ospitato insetti stecco e strani personaggi; nella sfarzosa Sala Farnese si e danzato; tutto il palazzo ha cambiato la sua luce, e ospitato addirittura un asinello albino.

Claudio Andolfo

 

 

Tu non mi conosci

 

 

Tu non mi conosci. 
Per esempio, credi che io sia in camera mia al piano di sopra a fare i compiti. Sbagliato. 
Non sono in camera mia. E non sto facendo i compiti. 
E anche se fossi in camera mia, non farei certo i compiti, per cui ti sbaglieresti lo stesso. 

Non hai capito niente? 
Arrangiati. 

David Klass



Crediti 

teatro per i bambini – dagli 8 anni

di Febo Del Zozzo
con Febo Del Zozzo, Agnese Del Zozzo, Sofia Del Zozzo
scene e suoni Febo Del Zozzo
costumi Bruna Gambarelli
video Lino Greco, Bruna Gambarelli
cura Federica Rocchi
produzione Laminarie
con il contributo di Regione Emilia Romagna – Assessorato alla Cultura
e di Provincia di Bologna – Assessorato alla Cultura


 

Prima rappresentazione 8 novembre 2008 Teatro delle Briciole di Parma, Festival Zona Franca (primo studio dal titolo Formato 1/16) poi in versione definitiva 27 marzo 2010 Koishikawa Annex Museum, Tokyo University, Giappone.

 

 

 

Tu non mi conosci ci pone delle domande. Ci chiede di guardare meglio, di stare più attenti. Quello che credevamo di conoscere, sta cambiando forma. 

Tu non mi conosci inizia da questa idea, alla ricerca di forme che cambiano. Nello spettacolo, due corpi diversi, quello di due bambine e quello di un uomo disposto ad ascoltarle, portano in scena la trasformazione, quella inconsapevole della materia e quella coraggiosa della crescita.

Lo spettacolo si ispira al testo Tu non mi conosci di David Klass, di cui conserva però soltanto l’incipit. Il lavoro si affida prevalentemente a un linguaggio gestuale e fisico, dove suono e video accompagnano le azioni che le due attrici bambine eseguono in scena. I quattro elementi (acqua, aria, terra e fuoco) sono attraversati come stati di una materia in continua trasformazione, quali sono le fasi della crescita e dell’adolescenza. In Tu non mi conosci, le due bambine rivolgono un atto di accusa nei confronti del mondo adulto, rivendicando un loro spazio autonomo di espressione e una necessità di attenzione. Lo spettacolo si esprime attraverso immagini simboliche e una gestualità che a tratti si avvicina alla danza, percorrendo il territorio sottile del linguaggio del teatro contemporaneo.

Tu non mi conosci, dopo un primo studio dal titolo Formato 1/16 presentato al festival Zona Franca al Teatro delle Briciole di Parma nel 2008, e dopo una residenza presso il Torifunebutohsha Theatre di Tokyo, ha debuttato al Museo Koishikawa Annex di Tokyo nel marzo 2010 in collaborazione con UMUT - University of Tokyo, ed è stato presentato in prima italiana a DOM La cupola del Pilastro nell’ambito del festival Bolibrì organizzato dalla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna.

 


PRESS

 

La pièce Tu non mi conosci di Laminarie è interpretata da Febo Del Zozzo e dalle sue due figlie Sofia e Agnese. Non è molto frequente in Giappone vedere un’opera interpretata da un padre e dalle sue figlie; e la sua messa in scena in uno spazio teatrale che presenta numerose restrizioni – per terra in un edificio di legno, circoscritto da sessanta spettatori – costituisce un’eccezione nell’epoca d’oro del teatro commerciale, che è la nostra epoca. Per gli spettatorivgiapponesi che hanno saputo coglierle, le connotazioni simboliche racchiuse in questa pièce interpretata da una famiglia erano molto interessanti. Se la struttura narrativa della pièce non è strutturata al punto da poterla definire un racconto, non di meno la ricchezza delle numerose citazioni, tratte dai miti, provvede alla solidità della sua composizione. Così, il monologo di apertura basta da solo a indicare il modo in cui l’intera struttura della pièce è sottomessa al quadro formale del racconto. Se fossimo stati cristiani occidentali, ci saremmovsicuramente ricordati il prologo del Vangelo secondo Giovanni: “In principio era il Verbo”. Per quanto possiamo giudicarne, la trama principale dello spettacolo è costituita da una visione del mondo ispirata alla teoria aristotelica dei quattro elementi. Su questa trama si intersecano, come i fili di un ordito, motivi ben noti tratti da miti occidentali antichi. Così, la fucina di Prometeo, il filo di Arianna, i festini di Bacco, Eolo con le guance gonfie che insuffla la prima materia, la forza dei Titani, sono i motivi che servono a tessere questa ricca stoffa […]. Infatti, il gesto con il quale la bambina allarga le braccia per misurare all’auna (secondovun’antica unità di misura) il filo rosso teso davanti a lei, riprende il racconto tradizionale, all’inizio della Genesi, secondo il quale il Creatore allargò le braccia per stabilire le dimensioni del mondo. Sarebbe eccessivo vedervi una filiazione che arriva fino alla creazione come se la immagina William Blake? I quattro elementi (acqua, vento, terra e fuoco), i quattro fiumi del Paradiso evocati dai quattro fili rossi, così come le quattro generazioni della vita formano il motivo centrale intorno al quale si tesse questo racconto della creazione del cosmo;vracconto reso attraverso i gesti – violenti in certi momenti, naturali in altri – delle due bambine in tenuta scarlatta accompagnate dal loro padre. [...]

Yoshiaki Nishino, in Ampio Raggio n. 1

 

Tutto d'un fiato

 

 

Un viaggio alla ricerca del luogo dove non si muore mai….

 


 

Crediti 

teatro itinerante per i bambini – dai 4 anni

con Bruna Gambarelli, Febo Del Zozzo, Agnese Del Zozzo, Sofia Del Zozzo, Federica Rocchi, Jessica Cestaro, Simone Arganini, Angelo Daldi
e con i musicisti di Bologna Folk Band
disegni pop-up Giovanni Iafrate
cura Federica Rocchi
logistica e amministrazione Silvia Palmia
ufficio stampa Alessandra Farneti
produzione Laminarie
con il contributo di Regione Emilia Romagna, Ministero per i Beni e le attività culturali, Comune di Bologna
nell’ambito di Bè bologna estate 2014
in collaborazione con Emilia Romagna Teatro Fondazione


 

Prima rappresentazione 10 giugno 2014 DOM la cupola del Pilastro e Teatro Stabile Arena Del Sole, Bologna nell’ambito di Onfalos, esperienze con le arti contemporanee per bambini e ragazzi.

 

Tutto d’un fiato è stato realizzato in collaborazione con Emilia Romagna Teatro Fondazione e nell’ambito di bè bolognaestate 2014.

Tutto d’un fiato è una fiaba itinerante per adulti e bambini, con partenza dal Pilastro e viaggio su un trenino rosso per raggiungere il centro storico di Bologna. Un percorso su un trenino rosso che lungo le strade della città collega la periferia e il centro di Bologna attraverso due teatri: Dom la cupola del Pilastro e l’Arena del Sole, mettendo l’infanzia al centro della mappa cittadina. 

Il viaggio di Tutto d’un fiato è ispirato a I Musicanti di Brema dei Fratelli Grimm e si snoda come l'itinerario di una fiaba, attraverso l’incontro con quattro animali (interpretati dai danzatori Jessica Cestaro e Simone Arganini e con la partecipazione dei musicisti di Bologna Folk Band) che raccontano attraverso il movimento la loro storia di personaggi che dovevano morire, maltrattati dai padroni perché invecchiati e ormai inutili, ma che decidono invece di mettersi in viaggio e unirsi alla banda cittadina.

I bambini salgono così sul treno che attraverserà tutta la città per condurli nel centro storico. Una volta scesi dal treno, i bambini vengono guidati negli spazi più nascosti e segreti del teatro Arena del Sole. I due gruppi di spettatori guidati dalle due bambine si rincorrono tra palcoscenico, platea, palchi, ballatoi e camerini per scovare il senso del viaggio seguendo le tracce lasciate dai libri pop-up di Giovanni Iafrate, un giovanissimo artista che realizza vere e proprie opere d’arte di carta. 

Tutto d’un fiato è stato dunque pensato come un’esperienza, un viaggio vero e proprio che i bambini e le loro famiglie condividono con gli attori, i danzatori e i musicisti di Laminarie, tutti insieme in cammino per cercare una risposta alla domanda più difficile di tutte: “Posso cambiare il mio destino?”

 


 

PRESS

 

Questo viaggio dentro la fiaba dei musicanti di Brema è stata una sorta di avventura  finalizzata all’appropriazione di uno spazio, il teatro, e di un tempo, quello della rappresentazione. Quello spazio in cui è possibile vincere i briganti e allontanare la paura è di tutti, non solo di chi sta sul palco ma anche di chi lo percorre dall’altra parte e l’invito di Laminarie è stato di farlo proprio, costruendo liberamente la propria sfera immaginativa e di senso. 

Cira Santoro, Eolo.it

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