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Un senso nuovo

Tre lettere di Simone Weil

 

Scrivere  - come tradurre  - negativo  - scartare quelle parole che velano il modello, la cosa muta che deve essere espressa

Simone Weil


 Crediti

 di Febo Del Zozzo e Bruna Gambarelli
con Bruna Gambarelli
suoni e scene Febo Del Zozzo
video Lino Greco
tecnica Carlo Colucci, Matteo Chesini, Filippo Deambrogio
cura Federica Rocchi
produzione Laminariecon il contributo di Comune di Bologna – Settore Cultura
Regione Emilia Romagna – Assessorato alla Cultura
Provincia di Bologna – Assessorato alla Cultura Ministero per i Beni e le Attività Culturali  


Prima rappresentazione 27 novembre 2009, DOM la cupola del Pilastro, Bologna.

 



Un senso nuovo mette in scena tre lettere di Simone Weil: la lettera all’amica Albertine, la lettera a Georges Bernanos, e l’ultima lettera ai genitori. In queste lettere, Simone racconta con straordinaria lucidità l’esperienza di operaia in fabbrica, la guerra civile spagnola da combattente, e la sua passione per la verità. Simone Weil ha avuto per tutta la vita il desiderio di scrivere con chiarezza, e queste tre lettere ne sono un esempio evidente. Eppure la lettura de I Quaderni, il suo testo più significativo, non è affatto semplice. Perché per comprendere i suoi scritti occorre uscire dallo schema del pensiero logico-dimostrativo o consequenziale che procede per tappe. Secondo Simone Weil, è necessario leggere gli eventi e le opere “senza forma né nome”, ovvero è necessario abbandonare ogni forma precostituita del pensiero per avvicinarsi a una visione dei fatti che preveda la relazione tra piani molteplici di lettura. Questa relazione simultanea tra i pensieri non si può comunicare, si può solo cercare di renderla sensibile, attraverso la forma-non forma dell’opera, o attraverso la forma della vita.

Un senso nuovo va in questa direzione, tentando di cogliere attraverso il linguaggio molteplice del teatro questa diversa modalità di lettura, che possiamo solo raggiungere se ci poniamo disarmati di fronte all’opera. Lo spettacolo non procede infatti in senso biografico, né intende dimostrare la centralità del pensiero della Weil nella storia della filosofia del Novecento. Saranno le immagini, i suoni, le parole, le pagine che tenteranno di riportarci riflessi dell’opera e della vicenda umana di Simone Weil.

SIMONE WEIL (1909 - 1943)
Insegnante di filosofia, militante nel sindacalismo rivoluzionario, operaia metalmeccanica, combattente in Spagna, resistente a Marsiglia durante l’occupazione tedesca, esule negli Stati Uniti e infine collaboratrice a Londra di France Combattante l’organizzazione della resistenza francese in esilio. Morta nel sanatorio di Ashfort nel Kent il 24 agosto nel 1943, a 34 anni. Simone Weil ha rappresentato uno dei punti più alti della coscienza critica tra le due guerre per il rigore della sua analisi della storia e della cultura occidentale, e per l’acutezza di un pensiero applicato ad investigare le questioni cruciali di un’epoca che è ancora per l’essenziale la nostra. Simone Weil riesce ad essere simultaneamente due cose che di rado convivono: studio documentato e testimonianza personale.

 


PRESS

 

Laminarie rende sensibili il legame e la connessione tra concepire, sentire e agire, quella relazione tra piani molteplici di lettura che è relazione simultanea tra i pensieri.

Grazie alla necessariamente lunga gestazione di una modalità di lettura e mediante la trasposizione dell’attesa in azioni teatrali fondate su tecniche sonore e scenografiche vieppiù affinate nello scartare ciò che può “velare il modello”. Un senso nuovo non solo ci restituisce i riflessi della scrittura e della vicenda umana di Simone Weil ma anche tenta di cogliere attraverso il linguaggio molteplice del teatro “la cosa muta che deve essere espressa”.

Maria Concetta Sala

 

 

 

Tags: vite di un'altra fibra, Simone Weil, Lettera ad Albertine, filosofia

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